ARTEr.i.e. -
Rassegna di ipotesi espressive
Cantalupo in Sabina (Ri) - 3, 4, 5 e
6 settembre 2015
Ogni anno, la prima settimana di settembre, Cantalupo in Sabina
(RI) viene invasa da oltre 800 artisti di diverse discipline provenienti da
tutta Italia e sempre più dall'Europa. Tutte le sere, questi artisti si mettono
in gioco per i vicoli, le piazze, le scalinate e i balconi del bel centro
storico di Cantalupo, per l'occasione illuminato ad hoc e trasfigurato da
scenografie sempre differenti.
Le esibizioni si svolgono a partire dalle ore 21.00 e, come in una
favola, allo scoccare delle 23,00, i vicoli si spopolano e tutti
(organizzatori, pubblico ed artisti) si riuniscono nelle piazze principali per
assistere insieme agli spettacoli finali.
Quest'anno il cartellone è particolarmente ricco e stimolante, ma
fra tante proposte spiccano quelle teatrali: gli spettacoli “In Tahrir” dei
Muta Imago e “Pitecus” di Flavia Mastrella e Antonio Rezza,
portati in scena da due compagnie che negli scorsi anni si sono messe in luce
con drammaturgie, allestimenti scenografici e illuminotecnici di straordinaria
originalità e qualità, ottenendo molti riconoscimenti tra cui il Premio
Speciale UBU.
“In Tahrir” in scena Sabato 5 settembre in Largo dei Sabini (ex Velario) alle ore 23.30, è una performance che narra e riproduce suoni, parole, sentimenti, atmosfere di una giornata particolare, il 2 febbraio 2011, la giornata più importante della rivoluzione egiziana.
“Quattro anni fa
il racconto di questa giornata arrivava per la prima volta direttamente dalle
voci e dagli sguardi delle persone che la stavano vivendo in prima persona:
attraverso i loro cellulari, i computer, le macchine fotografiche, i tweet, i social
network, i post su internet. Un racconto istintivo, frammentato, polifonico,
che si sovrapponeva fino a sostituirsi a quello dei canali ufficiali: questo
per noi è stata la rivoluzione araba, questo arrivava nelle nostre case da
laggiù. E questo abbiamo deciso di utilizzare per raccontare una giornata
particolare, vista dal basso di una piccola storia, come sicuramente ce ne sono
state migliaia, e come forse l’avremmo vissuta noi se fossimo stati lì.”
Sul palco due persone, che con il proprio corpo e la propria voce,
danno vita a una città intera.
Una ragazza cerca di raggiungere Piazza Tahrir: la città, enorme, indifferente, con le sue vie, le sue fantasmagorie, le sue voci e i suoi pericoli. Due performer agiscono in scena separati da un tavolo: utilizzano i loro computer e sono circondati da una serie di microfoni. Parlano al telefono, inviano sms, scrivono sulle tastiere, utilizzano oggetti, danno colpi sul tavolo, urlano, corrono, si muovono per lo spazio in cerca di suoni da amplificare: performer-narratori, attraverso i loro corpi e le loro voci compongono in tempo reale, davanti agli occhi e alle orecchie degli spettatori, la colonna sonora del racconto. Come in un radiodramma eseguito dal vivo, ogni loro gesto, ogni movimento si trasforma in suono. Quella dei performer è una partitura fisica dove il movimento non è soltanto finalizzato alla produzione del suono ma anche alla restituzione emotiva del racconto: i corpi, i gesti, le azioni hanno il compito di condurre lo spettatore in quella piazza, in quel giorno, per provare a guardare un altro mondo, un’altra vita, attraverso le tracce lasciate a distanza di anni.
Una ragazza cerca di raggiungere Piazza Tahrir: la città, enorme, indifferente, con le sue vie, le sue fantasmagorie, le sue voci e i suoi pericoli. Due performer agiscono in scena separati da un tavolo: utilizzano i loro computer e sono circondati da una serie di microfoni. Parlano al telefono, inviano sms, scrivono sulle tastiere, utilizzano oggetti, danno colpi sul tavolo, urlano, corrono, si muovono per lo spazio in cerca di suoni da amplificare: performer-narratori, attraverso i loro corpi e le loro voci compongono in tempo reale, davanti agli occhi e alle orecchie degli spettatori, la colonna sonora del racconto. Come in un radiodramma eseguito dal vivo, ogni loro gesto, ogni movimento si trasforma in suono. Quella dei performer è una partitura fisica dove il movimento non è soltanto finalizzato alla produzione del suono ma anche alla restituzione emotiva del racconto: i corpi, i gesti, le azioni hanno il compito di condurre lo spettatore in quella piazza, in quel giorno, per provare a guardare un altro mondo, un’altra vita, attraverso le tracce lasciate a distanza di anni.
La
compagnia Muta Imago nasce a Roma nel 2004, dall’incontro di Claudia
Sorace (regista) e Riccardo Fazi (drammaturgo-sound designer). Il gruppo ha
prodotto in questi anni spettacoli teatrali, performance e installazioni
presentati all’interno dei più importanti festival nazionali e Internazionali.

Lo spettacolo “Pitecus”, invece, chiuderà la
rassegna Domenica 6 settembre alle ore 23.00 in una Piazza Garibaldi
trasformata in un enorme teatro all'aria aperta per l'occasione.
«Pria che
l’uomo canti due volte e rinneghi il suo spirito libero, lì, a contatto di
gallo, l’uomo alzerà gomito e cresta e cozzerà le sue basse ambizioni contro un
soffitto di inutile speranza»
Pitecus racconta storie di tanti personaggi, un andirivieni di gente che vive in un microcosmo disordinato: ognuno si accontenta, tutti si sentono vittime, lavorano per nascondersi, comprano sentimenti e dignità, non amano, creano piattume e disservizio. I personaggi sono brutti somaticamente ed interiormente, sprigionano qualunquismo e sprofondano nell'anonimato ma, grazie al loro narcisismo, sono convinti di essere originali, contemporanei e, nei casi più sfacciati, avanguardisti. Parlano un dialetto misto, sono molto colorati, si muovono nervosi e, attraverso la recitazione, assumono forme mitiche e caricaturali, quasi fumettistiche.
Pitecus racconta storie di tanti personaggi, un andirivieni di gente che vive in un microcosmo disordinato: ognuno si accontenta, tutti si sentono vittime, lavorano per nascondersi, comprano sentimenti e dignità, non amano, creano piattume e disservizio. I personaggi sono brutti somaticamente ed interiormente, sprigionano qualunquismo e sprofondano nell'anonimato ma, grazie al loro narcisismo, sono convinti di essere originali, contemporanei e, nei casi più sfacciati, avanguardisti. Parlano un dialetto misto, sono molto colorati, si muovono nervosi e, attraverso la recitazione, assumono forme mitiche e caricaturali, quasi fumettistiche.
È uno spettacolo che analizza il rapporto tra l’uomo e le
sue perversioni: laureati, sfaticati, giovani e disperati alla ricerca di un
occasione che ne accresca le tasche e la fama, pluridecorati alla moralità che
speculano sulle disgrazie altrui, vecchi in cerca di un’identità che li aiuti
ad ammazzare il tempo prima che il tempo ammazzi loro.
Flavia Mastrella e Antonio Rezza sono due artisti di incredibile levatura i quali da venticinque
anni distruggono le regole della sintassi teatrale, cinematografica e
artistica. Registi instancabili di cinema e creatori di performance sceniche
surreali. Hanno prodotto lungometraggi cult, programmi per la tv e spettacoli teatrali.
Antonio Rezza è anche scrittore, ha all'attivo quattro romanzi pubblicati da
Bompiani. Flavia Mastrella è anche scultrice, e le sue opere sono state esposte
in Italia e in Europa.
Fra i riconoscimenti: il Premio Hystrio - Altre Muse 2013 e il Premio Ubu - Premi Speciali 2014
Fra i riconoscimenti: il Premio Hystrio - Altre Muse 2013 e il Premio Ubu - Premi Speciali 2014
Info e contatti
IL SITO - www.arterie.org
L'E-MAIL - info@arterie.org
E trovi ARTEr.i.e. anche su Facebook, Twitter,
Youtube, Instagram
NOTE
Si ricorda che tutta la rassegna è a ingresso gratuito.
Per lo spettacolo Pitecus è possibile prenotare la propria sedia presso il gazebo
informativo di ARTEr.i.e. situato in Piazza Garibaldi il 3, il 4, il 5
settembre dalle ore 22.00 alle ore 24.00 fino ad esaurimento posti.
Nessun commento:
Posta un commento