Fin dalle
sue origini il Teatro Impertinente ha portato il suo potenziale al servizio di
situazioni di disagio, emarginazione e malessere. Rivolgendosi in particolare
agli adolescenti ha costruito percorsi mirati incentrati sulla teatralità e il
gioco di maschere, ruoli e situazioni.
Si tratta di iniziative sviluppatesi nel progetto Educazione Creativa per Comunità presso le comunità del Centro Studi Il Grifone tra il 2014 e 2015; e ancora tra 2015 e 2016 i corsi studiati per le esigenze del centro L’Albero Magico
(Arma di Taggia, Im), o l'inserimento del M.A.T. nelle attività della Cooperativa Sociale Hesperos.
Comunicazione ed
espressione come grandi tematiche trainanti proprio perché molto vicine ai bisogni
reali e all’urgenza degli adolescenti.
Educare alla
Creatività come passaggio preliminare, permettendo un livello di coinvolgimento
che supera la sfera razionale e attiva anche il piano emotivo dei partecipanti,
spaziando dalla fantasia, all’invenzione, all’immaginazione.
All’interno dello spazio magico che crea il
teatro i ragazzi sono invitati in primo luogo a lasciare fuori tutto ciò che
del mondo hanno conosciuto fino a quel momento. Un po’ come lasciare le scarpe
sporche di polvere della strada per entrare in un luogo pulito. L’invito principale
è essere disponibili a mettersi in gioco, qualsiasi cosa voglia dire.
Trascurare ciò che nella quotidianità esce fuori di se stessi, per abbandonarsi
a nuove espressioni.
Il teatro è
utilizzato come mezzo per risolvere conflitti, siano essi interni o esterni.
Approfondire tematiche o ancora sviluppare quelle capacità ancora sopite.
Rendere manifesto ciò che di se stessi ancora non si conosce, questo è
l’aspetto centrale, la leva che può far ribaltare una situazione. Ogni progetto
è per prima cosa una ricerca. Una ricerca che si fa insieme. Infatti non
esistono per noi regole rigide da osservare ma piuttosto spazi da esplorare
partendo da chi troviamo sulla nostra strada. Quindi educare alla propria ed
altrui comprensione ed accettazione. Non si può prescindere da se stessi, per tale
ragione ciò che ci proponiamo di fare è incontrare l’altro per incontrare se
stessi, nel rispetto delle differenze, della sensibilità, puntando piuttosto ad
indicare le diversità come punti luce, punti a proprio vantaggio.
Un lavoro
sempre e comunque in gruppo, per osservare ed essere osservati: il teatro
infatti è prima di tutto qualcosa che si fa con lo sguardo. Il proprio e quello
altrui. Insieme per teatralizzare i conflitti, il dolore che proviamo, la
dipendenza, la perdita… consente di mettere in relazione sistemi di vita
generalmente separati, come l’immaginario e il reale, l’individuo e il gruppo,
dando la possibilità di rimettersi in discussione. Un primo grande passo verso
il cambiamento, partendo da se stessi.
Stimolare il
gioco magico della teatralità per porre le persone davanti ai loro limiti: solo
questo permette loro di superarli. Guardare in faccia i demoni è pur sempre
l’unico modo per andare oltre e quindi superarsi. Attraverso sfide piccole e
grandi si delinea un percorso composto da aspetti emotivi ed aspetti creativi.
Incentivare la creatività è pur sempre un ottimo mezzo per cavarsi fuori da ciò
che percepiamo come sgradevole, inadeguato, doloroso.
Ancora, quel
che stiamo sperimentando con brillanti risultati è l’incontro tra teatro e arti
marziali: il M.A.T. acronimo che sta per Martial Arts Theatre. Oggi è più raro doversi difendere da armi o aggressioni, ma le minacce sociali non sono diminuite. Come non farsi mangiare dai draghi odierni? In un mondo che massifica e spersonalizza, le arti marziali e il teatro si vengono incontro, in un percorso che unisce l'urgenza di necessità delle arti marziali (secondo la logica ferrea del "massimo risultato minimo sforzo") con la creatività e l'espressione del teatro (per dirla alla Oida "fare 3 passi come fossero 3000"). In una risultanza simile al gioco di ruolo esperienziale.
TEATRO AFFRATELLAMENTO | via Giampaolo Orsini 73, Firenze | febbraio - maggio 2016
IV edizione della rassegna
NUOVI TEATRI DI COMUNITà
Teatro Sociale in ambito educativo
La quarta edizione della rassegna NUOVI TEATRI DI COMUNITẢ, curata dalle associazioni Kanharos e Agita, con il sostegno della Regione Toscana e la collaborazione della Rete toscana di Teatro Educazione, vuole porre l’attenzione su alcune esperienze regionali e nazionali di teatro sociale e della comunità. che lavorano su linguaggi e tematiche border line, collocabili sulla soglia di ciò che “fa la differenza”.
La follia indotta e il sottile discrimine che permette di definire la devianza dalla norma (“Lettere di C.Claudel”), la linea di confine tra persona e personaggio, narrazione e rappresentazione (“C’è del marcio in Danimarca “), la relazione tra visibile e invisibile nel teatro e nei rapporti tra le persone (“Esercizi di affidamento”), i concetti di malattia e di salute, letti innanzi tutto dal punto di vista sociale, prima ancora che sanitario (“Oggi la peste”).
Questo sottile filo di indagine legherà artisti, operatori e spettatori in una ricerca comune, per ripensare il presente e immaginare il superamento di stereotipi che attraversano la nostra cultura e quelle di chi proviene da altri luoghi del mondo.
CALENDARIO DELLA RASSEGNA
21 febbraio 2016, ore 17.00
La Compagnia Scenaperta di Milano propone Lettere di C.Claudel
12 marzo 2016, ore 17.00
La Compagnia dei Girasoli di Siena presenta C’è del marcio in Danimarca segue premiazione dello spettacolo, vincitore del Festival Anticorpi 2015
9 aprile 2016, ore 17.00
L’Associazione Lunatikos di Pistoia propone Percorsi esperienziali – Esercizi di affidamento
7 maggio 2016, ore 17.00
Il Laboratorio Si fa teatro, a cura di Patrizia Mazzoni e Miriam Bardini, con il patrocinio del Comune di Figline e Incisa Valdarno e il sostegno di unicoop Firenze, presenta Oggi la peste scene del Decamerone di Boccaccio, interpretate da adolescenti di oggi
Attività ed incontri destinati agli spettatori, a cura delle associazioni Agita e Kantharos
INFO
Ivana Conte ivanaconte@libero.it
Patrizia Mazzoni pattymq@fastwebnet.it
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